BooksFantasy/Paranormal/Dystopia RomanceFrancesca PersicoLettere Animate EditoreSegnalazioneUrban FantasyYoung Adult
Segnalazione “Il principe delle ombre” di Francesca Persico
Di nuovo qui, questa sera voglio segnalarvi un po’ di libri e farvi aumentare la wishlist! Questa volta chiamo a raccolta coloro che amano i paranormal romance e gli urban fantasy, perché Francesca Persico ci parla di una giovane ragazza che fa i conti con un ragazzo tanto bello quanto pieno di difetti, ma che probabilmente non è ciò che sembra…
Questo romanzo si colloca all’interno di una trilogia a cui l’autrice sta lavorando da tempo, esplorando il tema dei sette vizi capitali.
Titolo: Il Principe delle Ombre
Serie: Le cronache del Buio e della Luce
Autore: Francesca Persico
Pagine: 314
Prezzo: 14,00 € per il cartaceo e 2,99 € per l’ebook
Genere: Paranormal- urban fantasy- romance -YA
Editore: Lettere Animate
Amazon | Mondadori
Data pubblicazione 25 gennaio 2017
E se il mito dei sette principi degli inferi fosse reale? Se i vizi capitali avessero un volto? Se si muovessero in mezzo a noi per corromperci, irretirci, trascinarci nell’oblio?Cassie ha diciassette anni. E’ ironica, pungente e ama le storie impossibili, ma di certo non si pone domande di questo tipo. Costretta a trasferirsi in un piccolo paesino di provincia, si imbatte in Rio. Dispotico, irriverente, vendicativo ed egoista, una furia. Tra mille difetti, però, è anche di una bellezza senza pari, così bello da non sembrare di questo mondo.Cassie ancora non sa che l’incontro con Rio segnerà definitivamente la sua intera esistenza e la condurrà alla scoperta di un segreto terribile. Una guerra senza scrupoli si combatte dalla notte dei tempi, l’eterna battaglia tra le creature del buio e quelle della luce e le anime degli uomini rappresentano il bottino più prezioso.
Piegai il capo sulla spalla. “Tu lo sai accendere un fuoco?”
Rio mi trafisse con un’occhiata così intensa, che mi fece pensare a un fuoco molto diverso da quello del caminetto. Non era stata una grande idea chiederglielo e dargli l’opportunità di entrare in casa. “Ok, come non detto” dissi, già pronta a richiudere la porta.
“No, aspetta”. Superò i tre scalini dell’ingresso con un passo solo. “Io sono il Signore del fuoco” bisbigliò, spostandomi per entrare.
Spaccone. Era solo uno spaccone. Con un sospiro richiusi la porta e gli feci strada fino al salotto, mostrandogli il camino. Si sbarazzò del giubbotto di pelle sotto al quale aveva messo una camicia bianca, che si sposava perfettamente con l’incarnato olivastro. Lo guardai, mentre si tirava su le maniche e le ripiegava sugli avambracci. Dovetti assumere una posa disgustata, ma non era disgusto vero e proprio, era piuttosto indignazione. Ero indignata da tanta avvenenza in un unico essere umano. Ho sempre pensato che vi sia un senso di profonda ingiustizia in come la natura ripartisce i suoi doni. A chi tutto e a chi niente.
Rio si inginocchiò sul pavimento e cominciò ad armeggiare con pezzi di legno, rametti secchi e fogli di quotidiano. Io mi sedetti sul divano, dove tornai a trangugiare pollo alle mandorle, solo che invece di guardare la televisione, guardavo lui. La cosa non gli sfuggì. Uno dei suoi sorrisini sardonici gli curvò le labbra, due labbra morbide che sembravano disegnate. “Non dovresti ingozzarti con quella roba” disse e le sue spalle si scossero in una risatina.
“Senti, Big Jim, falla tu la dieta di tonno al naturale e pollo bollito. A me piace mangiare, capito? E poi non si è mai lamentato nessuno del mio fisico”.
Rio sollevò un sopracciglio scettico. “Davvero?”.
Fuoco o non fuoco, adesso stava esagerando. “Secondo me la tua camicia con degli schizzi di salsa di soia e pezzetti di bambù starebbe benissimo. Potrebbe essere considerato un attacco d’arte” lo minacciai, agitando il cartoncino del pollo.
“Te l’hanno mai detto che hai un carattere di merda?” domandò.
Spalancai la bocca. Lo aveva detto sul serio? Non gli urlai addosso per non dargli soddisfazione. Offesa, ficcai in bocca un pezzo di pollo, disintegrandolo tra i denti.
“Non mi stavo riferendo al tuo fisico, ma alla tua anima. La gola è un peccato capitale... e anche l’ira. Due cose con cui sembri andare a braccetto” disse, spezzando un ciocco di legno, che tra le sue grandi mani dava l’idea di essere più morbido di un panetto di burro.
Beh, un Rio che mi faceva un sermone da novizio pronto a prendere i voti era ancora più incredibile della sua versione gentile.
Scoppiai a ridere. “Fai sul serio? La mia anima?”.
Lui scosse il capo e mi incenerì, mentre mi sbellicavo sul divano in maniera piuttosto plateale. “Hai finito? Cassie, giuro che se continui così ti infilo nel camino”.
Smisi di colpo. Aveva pronunciato il mio nome ed era la prima volta. Sulle sue labbra sembrava avere un significato diverso, come se non fosse solo un nome e d’improvviso avesse acquistato un senso. Attratto dal mio silenzio lui si voltò.
Non è possibile spiegare a parole quel che passò tra noi, tra i nostri occhi, fu come un respiro trattenuto, un brivido che ti coglie quando meno te lo aspetti, la pulsione di un battito, uno solo, seguito poi da una valanga, altri mille battiti, una cascata di sassi sullo sterno.
Rio si alzò, strofinandosi le mani sui jeans e, per un istante, pensai stesse venendo da me. Mi fischiavano le orecchie, mentre si avvicinava con il suo passo deciso. Allungò la mano e una ventata di zucchero e caramello mi schiaffeggiò i sensi. Il fuoco nel camino ebbe una improvvisa fiammata, che mi fece sussultare, come se si fosse acceso di passione anche lui.
Rio si chinò e prese il giubbotto poggiato accanto a me. “Ciao, Cassie, ci vediamo domani” sussurrò, strizzandomi un occhio.
Mi morsi un labbro per non sputare fuori qualche insulto. Mi sarei solo resa ridicola, oltre a fargli capire che avevo appena avuto una visione di me e lui avvinghiati sul divano, ma sembrava esserne consapevole. Come sempre, quando era nei paraggi, alla fine non mi trattenni. “Deficiente” bisbigliai.
Scoppiò a ridere, mentre apriva la porta. Mi diede così fastidio quella risatina ironica che mi girai di scatto per dirgliene di tutti i colori, ma lui non c’era più.
Francesca Persico vive e lavora a Napoli. Di giorno non riesce a scrivere molto e, allora, le resta soltanto la notte per dare sfogo alla sua fantasia. Nel tempo libero inventa ricette, parla con il suo cane e divora libri.
Alla prossima,
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