Film e spettacoli: P.S. I LOVE YOU Non è mai troppo tardi per dirlo
Il film di cui vorrei parlare oggi mi è stato suggerito a gran voce dal popolo di Facebook dopo aver recensito il libro da cui è tratto (QUI). Sto parlando di P.S. I LOVE YOU, film del 2008 con un cast niente male (una bella e brava Hilary Swank , ma diciamo che personalmente ho apprezzato maggiormente la presenza di Gerard Butler e Jeffrey Dean Morgan ^_^).
In fondo abbiamo tutti la convinzione di avere tempo a disposizione: tempo per amare, tempo per chiedere scusa, tempo per rimediare agli errori commessi, tempo per essere felici e raggiungere i propri sogni. Purtroppo spesso questo tempo è più breve di quanto crediamo, e allora cosa ci rimane? Come andare avanti quando pensiamo di aver perso l’unica possibilità di essere felici?
È questo che si chiede Holly (Hilary Swank) quando il marito Gerry (Gerard Butler) le viene strappato via da una malattia incurabile.
Premessa: probabilmente avrei apprezzato maggiormente il film se non avessi già letto il libro.
"Quanto siamo arroganti, no? Abbiamo così paura di invecchiare che facciamo di tutto per evitarlo. Non ci rendiamo conto di che privilegio sia diventare vecchi con qualcuno. Qualcuno che... che non ti spinga a commettere un omicidio"
Titolo: P.S. I LOVE YOUProtagonisti: Hilary Swank, Gerard ButlerRegia: Richard LaGraveneseGenere: Drammatico sentimentaleanno: 2008
In fondo abbiamo tutti la convinzione di avere tempo a disposizione: tempo per amare, tempo per chiedere scusa, tempo per rimediare agli errori commessi, tempo per essere felici e raggiungere i propri sogni. Purtroppo spesso questo tempo è più breve di quanto crediamo, e allora cosa ci rimane? Come andare avanti quando pensiamo di aver perso l’unica possibilità di essere felici?
È questo che si chiede Holly (Hilary Swank) quando il marito Gerry (Gerard Butler) le viene strappato via da una malattia incurabile.
Gerry è il suo mondo, nonostante i litigi o i caratteri diversi il punto fermo rimane l’amore che sentono l’una per l’altro. Anche la loro visione della vita è diversa: Holly rincorre una vita perfetta, affannandosi a capire quale strada percorrere per iniziare “la loro vita assieme”; Gerry non insegue i sogni, li vive, la loro vita assieme è già iniziata e non serve altro per formare un “noi”.
E se fosse proprio la persona che ci ha lasciato a insegnarci come andare avanti? Gerry sa che Holly ha bisogno di lui per lasciarlo andare, ed è per questo che le scrive delle lettere durante la sua malattia che le vengono recapitate in modi diversi ogni mese dopo la sua morte, in cui, poco alla volta, le lascia delle istruzioni per spingerla verso la direzione giusta e andare avanti realizzando la sua vita, senza mai dimenticare di dirle quel TI AMO che rimarrà per sempre, al di là della morte.
La prima parte del film l’ho trovata un po’ frettolosa, sinceramente assistere a una litigata iniziale tra i protagonisti per poi ritrovarsi direttamente al funerale (o era una festa?!?) di Gerry mi ha lasciato perplessa, non mi ha trasmesso questo grande sentimento che in teoria doveva legarli. Anche i ricordi che vive Holly descrivono un Gerry con una gioia di vivere spesso al limite della superficialità e della presa in giro, rendendomi difficile apprezzarlo appieno. Le numerose diversità con il testo della Ahern mi avrebbero probabilmente “disturbato” meno se alcuni aspetti, come il legame tra Holly e Gerry, quello con le amiche di sempre o anche l'amicizia con il barman Daniel fossero stati approfonditi. Quello che invece ho apprezzato, forse più del libro, sono state le lettere, a mio parere molto più significative e profonde, e la “presenza” di Gerry, una presenza tangibile per Holly e per lo spettatore e che l’attore rende al meglio riuscendo a comunicare la dolcezza e la forza di un amore il cui unico scopo è vedere la felicità dell’altro.
Se i due attori protagonisti sono riusciti, con la loro bravura, a trasmettermi la complicità, la tristezza e la rabbia che attraversano il loro rapporto, non posso dire lo stesso per gli altri attori. Le amiche di Holly (Lisa Kudrow e Gina Gershon) non sono riuscite a infondermi nulla di ciò che avevo riscontrato nel libro, la loro simpatia e il rapporto stretto con Holly viene ridotto a qualche battuta, tra l’altro ben poco simpatica e rispettosa di una persona che ha subito una perdita o che ci aspetterebbe di sentire da un’amica. Daniel, l’amico con il quale Holly riesce ad aprirsi e ridere di nuovo si è limitato ad essere una presenza sullo sfondo, il sentimento per Holly troppo improvviso, il loro rapporto d'amicizia poco sviluppato. Assolutamente apprezzata invece, la presenza di William (Jeffrey Dean Morgan), l'uomo per certi aspetti misterioso e affascinante che scalfisce la corazza di tristezza e chiusura di Holly.
Finalmente nella seconda parte il film prende il ritmo giusto, la Swank trova la chiave per comunicare il dolore della perdita e il disperato tentativo di non crollare e farsi vedere debole, ed allo stesso tempo la rabbia nei confronti del marito che l’ha lasciata sola, il senso di abbandono. Il cambio di scenario, dall’America all’Irlanda con i suoi fantastici paesaggi e i ricordi del primo incontro sono stati i momenti che più mi hanno coinvolto. Anche il finale, che sembra prendere una certa direzione per poi cambiare nuovamente strada, seppur non così originale, è riuscito a lasciarmi una sensazione di positiva fiducia.
Un film che vuole trasmettere un messaggio di speranza per chi crede di aver perso tutto, perché dentro di noi abbiamo la forza necessaria per andare avanti ed essere felici, nonostante tutto.
E se fosse proprio la persona che ci ha lasciato a insegnarci come andare avanti? Gerry sa che Holly ha bisogno di lui per lasciarlo andare, ed è per questo che le scrive delle lettere durante la sua malattia che le vengono recapitate in modi diversi ogni mese dopo la sua morte, in cui, poco alla volta, le lascia delle istruzioni per spingerla verso la direzione giusta e andare avanti realizzando la sua vita, senza mai dimenticare di dirle quel TI AMO che rimarrà per sempre, al di là della morte.
La prima parte del film l’ho trovata un po’ frettolosa, sinceramente assistere a una litigata iniziale tra i protagonisti per poi ritrovarsi direttamente al funerale (o era una festa?!?) di Gerry mi ha lasciato perplessa, non mi ha trasmesso questo grande sentimento che in teoria doveva legarli. Anche i ricordi che vive Holly descrivono un Gerry con una gioia di vivere spesso al limite della superficialità e della presa in giro, rendendomi difficile apprezzarlo appieno. Le numerose diversità con il testo della Ahern mi avrebbero probabilmente “disturbato” meno se alcuni aspetti, come il legame tra Holly e Gerry, quello con le amiche di sempre o anche l'amicizia con il barman Daniel fossero stati approfonditi. Quello che invece ho apprezzato, forse più del libro, sono state le lettere, a mio parere molto più significative e profonde, e la “presenza” di Gerry, una presenza tangibile per Holly e per lo spettatore e che l’attore rende al meglio riuscendo a comunicare la dolcezza e la forza di un amore il cui unico scopo è vedere la felicità dell’altro.
Se i due attori protagonisti sono riusciti, con la loro bravura, a trasmettermi la complicità, la tristezza e la rabbia che attraversano il loro rapporto, non posso dire lo stesso per gli altri attori. Le amiche di Holly (Lisa Kudrow e Gina Gershon) non sono riuscite a infondermi nulla di ciò che avevo riscontrato nel libro, la loro simpatia e il rapporto stretto con Holly viene ridotto a qualche battuta, tra l’altro ben poco simpatica e rispettosa di una persona che ha subito una perdita o che ci aspetterebbe di sentire da un’amica. Daniel, l’amico con il quale Holly riesce ad aprirsi e ridere di nuovo si è limitato ad essere una presenza sullo sfondo, il sentimento per Holly troppo improvviso, il loro rapporto d'amicizia poco sviluppato. Assolutamente apprezzata invece, la presenza di William (Jeffrey Dean Morgan), l'uomo per certi aspetti misterioso e affascinante che scalfisce la corazza di tristezza e chiusura di Holly.
Finalmente nella seconda parte il film prende il ritmo giusto, la Swank trova la chiave per comunicare il dolore della perdita e il disperato tentativo di non crollare e farsi vedere debole, ed allo stesso tempo la rabbia nei confronti del marito che l’ha lasciata sola, il senso di abbandono. Il cambio di scenario, dall’America all’Irlanda con i suoi fantastici paesaggi e i ricordi del primo incontro sono stati i momenti che più mi hanno coinvolto. Anche il finale, che sembra prendere una certa direzione per poi cambiare nuovamente strada, seppur non così originale, è riuscito a lasciarmi una sensazione di positiva fiducia.
Un film che vuole trasmettere un messaggio di speranza per chi crede di aver perso tutto, perché dentro di noi abbiamo la forza necessaria per andare avanti ed essere felici, nonostante tutto.
Tenero e dolce
2 Commenti
concordo con la recensione, per questo ti dicevo che avevo preferito il libro. Soprattutto la prima parte mi era piaciuta un sacco e sono rimasta abbastanza delusa dal film... ho trovato molta superficialità. Però è ovvio che con le immagini alcune scene rendono meglio :)
RispondiEliminaHo preferito il libro che trovo bellissimo, il film non è brutto ma secondo me non rende l'idea del libro
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