Blogtour | IL METODO 15/33 di Shannon Kirk | Approfondimento: cosa faresti al posto della protagonista?
Buongiorno lettori, bentrovati anche questo mercoledì. Oggi ospito una tappa del blogtour per il romanzo thriller “Il Metodo 15/33” di Shannon Kirk, una lettura davvero spiazzante e particolare.
Il compito che mi è stato dato non è affatto semplice, infatti ho dovuto calarmi nei panni della protagonista per e chiedermi cosa farei se mi ritrovassi al suo posto. Cercherò di spiegarvelo senza svelarvi troppo di ciò che accade nella storia, e tentando di farvi intuire la mente un po’ (tanto) spaventosa di questa ragazza.
Titolo: Il metodo 15/33
Autore: Shannon Kirk
Genere: Thriller psicologico
Editore: Rizzoli
Pagine: 350
Data pubblicazione: 09 febbraio 2017
Sinossi
Una ragazza di sedici anni, incinta e vulnerabile, è appena stata rapita, strappata alla serenità della sua casa per essere scaraventata sul pianale di un furgoncino lurido. La stessa ragazza ha però un talento assoluto nel manipolare gli altri. Fin dal primo istante del suo rapimento desidera solamente salvare il figlio che sta per venire al mondo, liberarsi e prendersi la sua spietatissima vendetta. Nel raggiungere lo scopo è metodica, calcolatrice, scientifica. Che sia una fredda sociopatica? Non vuole lasciare nulla al caso, ogni sua scelta, ogni mossa, è portata avanti con estrema sicurezza. Manca solo il momento giusto per colpire. Adesso chi è la vittima? E chi il carnefice?
COSA FARESTI SE FOSSI AL POSTO DELLA PROTAGONISTA?
Eccomi qui a cercare di immaginarmi al posto della protagonista Lisa durante il suo rapimento: incinta, super intelligente, metodica, freddamente lucida, vendicativa e senza paura; una ragazza talmente fuori da ogni schema o tipologia incontrata nei romanzi che immedesimarsi è davvero difficile, ma non impossibile.
Non vi dirò come ha agito Lisa nei vari frangenti del suo rapimento, e nemmeno se ciò che ha fatto corrisponde a quello che avrei fatto io, per sapere queste cose dovrete leggere il libro. In questa tappa vi racconterò come (credo) avrei agito io.
Partiamo dal momento del rapimento e immaginate di essere prelevate senza alcun preavviso da un uomo sconosciuto, legate e scaraventate su un furgone: la prima reazione? Panico e conseguente dimenarsi, cercare di urlare, scalciare e tutto ciò che comporta. Ma devo ricordarmi che esiste anche un bambino che cresce nella mia pancia e questo farebbe sicuramente triplicare il terrore, ma forse potrebbe essere anche la cosa a cui aggrapparmi per mantenere un minimo di lucidità .
Lucidità : riuscirei a mantenerla durante i giorni di prigionia? Pensandoci bene sono giunta alla conclusione che sì, probabilmente dopo un primo giorno di disperazione qualcosa scatterebbe nella mia testa e mi farebbe iniziare a pensare a come poter uscire dalla mia prigione.
Vendetta: è un sentimento che sicuramente proverei, ma prevarrebbe comunque l'istinto di sopravvivenza. Se mi dovessi trovare davanti l'occasione di mettermi in salvo certamente sarebbe la prima cosa che farei, lasciandomi alle spalle i colpevoli senza troppo pensare a loro.
In una situazione limitante e per certi aspetti umiliante come quella in cui si trova la protagonista, dover pensare non solo a sé stessa ma a una nuova vita che sta crescendo farebbe scattare meccanismi diversi da quelli che normalmente si verrebbero a innestare; il passare del tempo nell'inerzia è una di quelle cose che mi rende inquieta già nella vita quotidiana, se poi ci si aggiunge la paura di non poterne mai più uscire o il ticchettio dell'orologio che scandisce il tempo rimanente alla fine di tutto ci sarebbero gli ingredienti giusti per mandarmi fuori di testa. Forse proprio questo mi farebbe scattare l' "interruttore", quello capace di spronarmi ad aggrapparmi alla vita con le unghie e con i denti.
Cercherei di essere attenta a ogni parola, a ogni rumore e a ideare un qualsiasi piano per potermi liberare. Tutto questo ovviamente limitato alle mie possibilità mentali e concrete, quindi è probabile che attenderei un evento, un'occasione esterna per poter agire, non sarei in grado di costruirmene una io.
L'odio che proverei per il mio rapitore? Tantissimo, ma come ho già detto penso che la voglia di sopravvivere e di salvare me e il bambino sarebbero talmente grandi da superarla, almeno a caldo. Se dovessi riuscire a salvarmi però...
Paura, rabbia, voglia di vivere, smania di lottare: in queste parole raccoglierei le sensazioni che potrei provare in una situazione del genere.
Combattere, pensare, reagire: in questi tre verbi si racchiude quella che probabilmente sarebbe la mia reazione.
TAPPE BLOGTOUR
Qui potete trovare le tappe dei blogtour che mi hanno preceduto, mentre domani non dimenticate di seguire il blog “Book’s Angels” che vi parla della psiche umana…e in questo caso ce ne sarà di cui parlare! Non mancate!
09/02 | Il salotto del gatto libraio | Conosciamo l’autrice
10/02 | Bookspedia | 5 libri che ti potrebbero piacere
13/02 | Diario di un sogno | Recensione
14/02 | L’universo dei libri | Qualche storia di rapimenti
15/02 | Leggendo Romance | Cosa faresti se fossi al posto della protagonista?
16/02 | Book’s Angels | La psiche umana
Alla prossima,
2 Commenti
Ciao Deborah, bellissima tappa. Certo non è facile immaginarsi in una situazione come quella della protagonista. Anche se non ho ancora letto il libro, penso che la sua reazione sia tutto tranne che normale e che in pochi avrebbero la lucidità cui sembra accennare la trama.
RispondiEliminaCiao cara bella tappa anche io penso che non sia facile provare un'esperienza simile però credo anche che ad un certo punto l'istinto di sopravvivenza prevalga su tutto e quindi credo che anche io sarei disposta a fare tutto per salvarmi...
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