Segnalazione "IL VIAGGIO CHE MI HA CAMBIATO LA VITA" di Jen Malone
Per la serie segnaliamo qualche libro da leggere sotto l'ombrellone, oggi vi presento uno young adult in cui viaggiare è il modo migliore per una ragazza impacciata di scoprire se stessa...e forse l'amore.
Iniziamo il viaggio?
Un viaggio on the road, uno scambio di sorelleIniziamo il viaggio?
Un debutto frizzante e coinvolgente
Che vi strapperà un sorriso una pagina dopo l’altra
Titolo: Il viaggio che mi ha cambiato la vita
Autore: Jen Malone
Genere: Young Adult
Editore: HarperCollins
Prezzo: 6,99 € ebook / 16,00 cartaceo
Acquista dalla casa editrice
Autore: Jen Malone
Genere: Young Adult
Editore: HarperCollins
Prezzo: 6,99 € ebook / 16,00 cartaceo
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La diciassettenne Aubree ha sempre idolatrato la sua avventurosa e perfetta sorella maggiore, anche se è sempre stata più che contenta di seguire le sue peripezie per il mondo dalla confortevole casetta dove vive insieme ai propri genitori adoranti. Così, quando Elizabeth si mette "un tantino nei guai", per la prima volta in vita sua – per coprire Aubree per giunta – e ha bisogno davvero dell'aiuto dell'impacciata sorellina, Bree ne è lusingata, ma rimane irremovibile. Non potrebbe mai, in nessun modo, riuscire a fare quello che le chiede Elizabeth: impersonare la sorella, uscita fresca fresca dal college, per tutta l'estate, così che possa guadagnarsi la raccomandazione che le serve per aggiudicarsi il lavoro dei sogni. No, no, no! Non accadrà mai.
SOPRATTUTTO dal momento che il lavoretto estivo di Elizabeth consiste nel fare da guida per un tour in pullman.
Un tour in pullman attraverso l'Europa.
Un tour in pullman attraverso l'Europa per anziani.
Tutto ciò, ovviamente, molto prima di sapere del figlio super-carino (e NON anziano) dell'organizzatrice.
Bree sarebbe pazza ad accettare. O, no?
Sono incastrata nello sgabuzzino, fra quarantasette rotoli di carta igienica e una confezione industriale di cereali alla crusca e uvetta. Ah, e ho una ciocca di capelli impigliata senza speranza nella giuntura di uno scaffale di metallo.
Come avrò fatto?
Volevo solo prendere un rotolo di carta da cucina per il momento inevitabile in cui la partita di birrapong sarebbe degenerata, e invece guarda che disastro.
La prima regola dei film dell'orrore, o del Club della gente come me a cui capita di vivere scene da film dell'orrore, è questa: la luce va sempre, sempre accesa. Mai dare per scontato che sarete in grado di destreggiarvi senza problemi fra gli ultimi acquisti di vostra madre, solo perché siete già state nel vostro sgabuzzino undicianta miliardi di volte negli ultimi diciassette anni.
Adesso mi ritrovo un bernoccolo che verrà benissimo in tutte le foto del diploma, e c'è la possibilità che i miei capelli subiscano gravi danni, cosa che mi merito, come direbbe mia madre, per averli voluti tenere lunghi fino ai gomiti. Solo che non è lei che ha dovuto sopportare la seconda media, quando Brady Masterson ha detto che il mio caschetto gli ricordava Edna degli Incredibili e ha trascinato tutta la classe ad affibbiarmi quel soprannome. Ci ho messo cinque anni a farmi crescere i capelli per buttarmi alle spalle quei momenti, e sono certa che cercando attentamente nell'annuario scolastico di quest'anno ci troverei ancora uno o due accenni a quella storia
.
La seconda regola dei film dell'orrore, o del Club della gente come me a cui capita di vivere scene da film dell'orrore, è la seguente: mai dire "Torno subito". Quelli che lo dicono non arrivano MAI ai titoli di coda tutti interi. Ed è proprio la frase che io ho detto a Madison prima di scappare alla ricerca della carta da cucina.
Stendo il braccio verso la maniglia, ma ogni volta che mi allontano dagli scaffali sento una fitta al cuoio capelluto. Non va bene per niente. Se riuscissi ad arrivare all'interruttore e ad accendere la luce, forse potrei sbrogliare la stupida ciocca da sola, ma non ho avuto fortuna neanche in questo. Ormai è così ingarbugliata che temo che tutti i miei sforzi alla cieca stiano peggiorando la situazione di almeno dieci volte.
Potrei urlare, ma la mia festa segreta pre-diploma (segreta per mamma e papà , diciamo, non certo per tutti i miei compagni di classe), che avrebbe dovuto essere una serata in piscina con sei amici, qualche torcia e un Margarita, e invece è diventata un baccanale scatenato che ha riunito metà dei miei coetanei nel mio soggiorno, è al culmine. Già mi considerano... diciamo non sempre brava a mantenere l'autocontrollo, non c'è bisogno di fornire a tutta la classe un altro simpatico aneddoto da rivangare quando ci ritroveremo fra dieci anni.
Prima o poi qualcuno dovrà venire a cercarmi, no? Aguzzo le orecchie e sento delle voci che si avvicinano. Grazie a Dio!
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