JONNY WILKINSON: IN A PERFECT WORLD di Stella Bright

Ed ecco il nuovo appuntamento con la rubrica in cui gli autori si presentano attraverso i loro pensieri. (QUI i dettagli)
Questa settimana ci fa di nuovo compagnia Stella Bright che torna a parlarci della sua passione (oltre il romance): il rugby. E nello specifico conosceremo un giocatore che, a parte il bell'aspetto che non guasta, sembra avere una filosofia di vita molto interessante.


Sir Wilko il Re, al secolo Jonathan Peter Wilkinson, è forse
il rugby man di cui si è parlato e scritto di più. Calcolatore, cerebrale,
intenso, introverso, complesso come una coreografia, emblema dello sportivo perfetto. Al di là di questa
facciata apparentemente gelida,
Wilko è un uomo che si è guadagnato ogni istante del suo lungo, tortuoso e
splendente cammino che lo ha portato a essere ciò che è.
Non solo gloria,
però, perché la sua è stata una carriera costellata anche di numerosi infortuni che l’hanno ostacolato
fisicamente; non si è fatto mancare neppure un avversario temibile, il mostro
della depressione che lo stava minando nel profondo dell’anima,
ma lui si è sempre rialzato, è andato avanti.

Dopo l’annuncio in cui comunica la sua decisione di abbandonare il rugby, non ho resistito a riprendere in mano il suo libro “Tackling life” e in particolar modo l’ultimo capitolo, “In a perfect world”, per soffermarmi a pensare. Parole sicuramente dettate dal suo credo buddista, che io condivido, ma che si adattato facilmente a ognuno di noi.
“La vita, e
specialmente lo sport professionistico, sono come una corsa sulle montagne russe: salite mozzafiato e discese
vertiginose; per carattere, fortunatamente, sono sempre stato disponibile ad
imparare dalle sconfitte per poterne uscire più forte. Credo che per apprezzare
appieno i nostri momenti migliori, quelli in cui siamo all’apice, si ha bisogno di cadere o toccare il fondo
almeno una volta o due. L’opportunità di imparare dalle sconfitte è in
definitiva parte integrante degli stessi errori: due facce della stessa
medaglia. Le difficoltà ci aiutano
a crescere.
Personalmente mi
hanno fornito la forza e la spinta di affrontare e superare l’ostacolo
successivo percorrendo un percorso
di crescita interiore; ogni volta cerco di sfruttare questi momenti per
tirare fuori le mie potenzialità.Sono sempre stato un perfezionista. Da quando ne ho ricordo ho sempre
lottato per realizzare un mondo ideale e un’immagine di me stesso impeccabile.
Nella mia mente avevo un’idea abbastanza dettagliata della vita perfetta, della
carriera perfetta e di un perfetto me stesso. In un certo senso era quasi come
essere invincibile, ottenere dei successi, essere il migliore e non mettere mai
il piede in fallo. Le persone, le cose materiali che mi circondavano, le
esperienze della mia vita, erano la lancetta che mi indicava se stavo
andando nella giusta direzione e se non era come io volevo che fosse, allora
perdevo il controllo su tutto.
Alla fine ho
abbandonato questo modo di pensare. Ora so che se cerchiamo la nostra personale
perfezione in ciò che ci circonda non faremo altro che affannarci per adattarci
costantemente ai cambiamenti poiché tutto si evolve in continuazione. Quando cercavo di afferrare la perfezione
fuori da me stesso ogni momento era una sconfitta, non avevo mai pace.

Di solito cerco di fare in modo che l’oggi sia migliore di ieri; nella mia vita ho sempre avuto ambizioni e scopi di ogni genere, mi sono dato da fare per realizzarli, sforzandomi, assaporando la sensazione di sentirmi vivo. Credevo che la perfezione risiedesse solamente nel realizzare i miei scopi, beh, mi sbagliavo.
Ognuno di noi ha dei sogni nella vita, ma se cerchiamo le risposte al di fuori di noi non saremo mai soddisfatti e non ne avremo mai abbastanza. Un detto recita: “La perfezione non risiede nel possedere tutto ciò che si desidera, ma nel dare tutto ciò che si ha”. Ci sarà sempre una casa migliore di quella che abbiamo, o auto più veloci, luoghi migliori dove vivere, placcaggi migliori, calci piazzati più precisi, prati più verdi da qualche parte nel mondo o in qualche punto imprecisato del futuro; ma sarà sempre una corsa verso qualcosa che non avremo mai.
Sono convinto che ciò che realizzerò sarà perché sarò stato capace di dare il meglio di me; solo così mi resterà qualcosa di unico fatto di esperienze e sensazioni perché l’avrò sperimentato dentro me stesso e niente o nessuno potrà portarmelo via. Ora so che la perfezione può esistere. Essa è racchiusa nell’incredibile potenziale che ognuno possiede, in questo mondo dove ogni cosa è collegata all’altra in modo inscindibile, è alla nostra portata, ogni giorno.
Se fra due persone una sola è vittoriosa significa che è più perfetta dell’altra? Non credo. Secondo me, la perfezione è scavare profondamente per cercare quel talento unico che ognuno possiede nella parte migliore di noi stessi ed avere la compassione di non dimenticare di aiutare gli altri a fare lo stesso. Trarre il meglio da ogni opportunità, prendersi cura di ogni momento, e lasciare che sia, sebbene, a volte, sia molto difficile.”

Può suonare strano
vedere il termine “compassione” in un libro scritto da uno sportivo, per di più
quando lo sport in questione è il rugby, ma, come ho ricordato più sopra Jonny
Wilkinson è buddista e secondo il Buddismo l’universo
e la vita stessa pulsano con un’energia senza limiti
e sono manifestazioni della compassione che,
intrecciando i fili di tutti i fenomeni interdipendenti, favorisce e nutre la
vita in ogni sua diversa, prodigiosa manifestazione.
Se Wilko si è
sforzato di fare suo il concetto che la perfezione risiede nel dare la parte
migliore di noi, beh,
non possiamo negare che ci sia riuscito. Wilko è un
esempio sia come sportivo che come uomo: dedito, generoso,
modesto, un punto di riferimento per i suoi compagni, eppure anti divo per
eccellenza; un re che non si è mai vantato
della sua corona.
Ci mancherai, Jonny, ci mancherai veramente tanto. Che non sia un addio, bensì un arrivederci.
Stella Bright


Stella Bright fin da bambina, quindi tanto tempo fa, ha sempre riservato ai libri un posto speciale; merito del suo papà che le ha trasmesso questo amore. Scrivere quindi era un sogno nel cassetto che a lungo ha tenuto nascosto, ma che ultimamente ha osato realizzare e per fortuna l’ha fatto cosicché il papà ha potuto vedere almeno l’inizio della sua avventura, prima di andarsene. Siccome è sempre stata un maschiaccio, adora il rugby che consiglia vivamente a chiunque soprattutto alle donne; se non altro potranno godersi la vista di autentici Bronzi di Riace semoventi su un campo d’erba!Fino a qualche tempo fa curava due rubriche su due blog sportivi; non erano pezzi tecnici bensì di intrattenimento: le piaceva sbirciare dietro le quinte, trovare il lato divertente e il rugby – secondo Stella – ne ha parecchi. Da lì a usare il rugby come terreno per un romance, il passo è stato breve. Ecco che nasce il suo primo libro, “Perché proprio a me”, commedia romantica ambientata nel mondo del rugby.Ma c’è una vena romantica in lei: Stella è scozzese nel cuore e nell'anima. La Scozia, inspiegabilmente, è parte di lei… ma questa è un’altra storia.Pubblicazioni:Perché proprio a me (Triskell Edizioni – 2014 – ebook, cartaceo – Pag. 73 ) -amazonAlla fine dell'orizzonte (Triskell Edizioni- 2015 – ebook – pag. 97) - amazon

Ringrazio Stella per questi suoi articoli che ci permettono un'escursione in un mondo forse non tanto conosciuto e molto interessante.
3 Commenti
Che bel tipo!!! Mi piace Pensieri d'autore :) bellissima idea Deb e interessante artico Stella! baci
RispondiEliminaGrazie per la pubblicazione dell'articolo, è un vero piacere! Grazie La Libraia!
Eliminaanche per me è un piacere ospitarti :-)
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