Segnalazione: IL SOLE SCURO di Irene Barbagallo - Leggendo Romance



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Segnalazione: IL SOLE SCURO di Irene Barbagallo

La segnalazione di oggi è per un romanzo italiano che dalla sinossi si presenta particolarmente toccante. Parla di inquietudini giovanili, ma anche di temi psicologici importanti . E poi dell'amore, che come sempre è l'unica cosa a cui aggrapparsi per ritornare alla vita.

IL SOLE SCURO

Titolo: Il sole scuro
Autore: Irene Barbagallo
Editore: 0111
Genere: Sentimentale Psicologico
Pagine: 158
Prezzo: €.14,50 cartaceo / €. 4,99 ebook 

Data pubblicazione: 27 febbraio 2015

Sinossi:
“Il sole scuro” è un romanzo ambientato a Torino e racconta la storia di Giada, una diciassettenne sensibile e sognatrice che, all’età di tredici anni, ha vissuto il dramma della perdita di suo padre Hadrian, morto in mare per salvarla. La ragazza non riesce a esprimere il suo disagio e, seguendo un richiamo inconscio, si procura ferite sul corpo con l’autolesionismo. È il suo segreto, quello che lei definisce “il sole scuro”, pensando all’astro luminoso nascosto dalle nuvole nere sul mare che le ha portato via suo padre. Sua madre Lilly ha perso l’uomo che amava e si è trasformata da donna amorevole in una persona discontinua che alterna momenti di dolcezza ad altri di rabbia, rimproverandola e umiliandola per futili motivi. Il suo comportamento nei confronti di Giada, già dilaniata dal senso di colpa, spinge quest’ultima a convincersi della propria inettitudine e a isolarsi dal mondo dei suoi coetanei, così lontano da lei e dal suo male di vivere.
L’incontro con Stefano, un ragazzo violento e tossicomane, con il quale conosce per la prima volta il sesso, l’alcol e la cocaina, la conduce sempre più verso il baratro dell’autodistruzione. Intanto l’amicizia con Gerino, il suo insegnante privato di latino, si trasforma nel tempo in un sentimento più profondo e salvifico. Come Giada, anche lui convive con il rimorso di avere spinto al suicidio l’ex-fidanzata a causa del suo abbandono. La somiglianza degli eventi dolorosi di cui sono stati protagonisti crea tra di loro  un sentimento di forte empatia. Grazie a lui e ad Adelmo, un sessantenne che si innamora di sua madre facendole ritrovare la serenità perduta, Giada si riscatta dal legame malato con Stefano e riconquista la propria dignità e l’autostima, avviandosi verso una nuova visione della vita. 
Un romanzo sull’imprevedibilità dell’esistenza umana, a volte tiranna, più spesso portatrice di opportunità. E, soprattutto, una storia sul valore del perdono, anche verso se  stessi, sulla purezza dei sentimenti e sulla speranza.

ESTRATTO
Sono le undici e Giada vuole andarsene. L’acqua porta via il sangue fresco dalla stoffa, quel buttarsi nella vita che temeva e desiderava. Dovrebbe sentirsi grande, donna, invece ha solo paura. Paura che la vita sia proprio così. Una libertà che diventa una gabbia di cose che bisogna fare senza davvero volerle, altrimenti non si cresce, non si diventa adulti, si avanza sul filo dei sogni, senza scopo, inutilmente, come un funambolo su una corda alta, che guarda in basso e vede gente che corre per prendere il tram, mamme già sfinite che tirano i bambini per non fare tardi all’asilo, uomini in giacca e cravatta con la ventiquattr’ore sotto il braccio che pensano agli affari da concludere in fretta per fare soldi, arricchirsi, adattarsi perfettamente in un mondo che richiede efficienza e savoir-faire. 
L’acqua che purifica, cancella il sudicio, i rimorsi. 
L’acqua che uccide.
Alza il coperchio del water e vomita una poltiglia color cenere. Si sente meglio, è più ferma. In un mobiletto trova un pacco di assorbenti e ne mette uno nello slip. A casa si laverà tutta, butterà via quell’ appiccicoso che incolla il ---- e si infilerà sotto le coperte come un riccio rinchiuso in se stesso. Se ne va di soppiatto, nessuno può vederla. La porta d’ingresso è di fronte alla camera da letto dove ha calpestato le sue giovani speranze. Sente risate, musica metal a tutto volume, l’odore del fumo che la avvolge come in un bozzolo. Perché così si vede ora, un piccolo verme che vorrebbe trasformare in una bellissima farfalla dai colori sgargianti, come era sua madre, per innamorarsi di un ragazzo vero, di un uomo come suo padre, con cui fare l’amore vero. Scende le scale velocemente. Si è svuotata, sta meglio, solo un senso di vuoto risucchiato nella testa. Dieci minuti di cammino la separano da casa. Prende il cellulare e chiama sua madre, sperando che senta:
«Giada, che c’è?» risponde dopo una ventina di tuuu.
«Mamma, mi sta accompagnando a casa la mamma di una mia compagna. Non devi più venire. Ho mal di testa, vado a letto».
«Oh, my darling! Ok, vai sotto le coperte, riposati. Io torno presto» le risponde preoccupata, con il sottofondo di una mazurketta dell’Orchestra Casadei.
Il getto quasi freddo lava via un pezzo di angoscia, scende in rivoli, fa scivolare i rifiuti. Come si sente lei. Un rifiuto, uno sputo di cui vorrebbe liberarsi perché è sporco, dà fastidio, è una sostanza inutile, disgustosa. 
All’amore, qualche volta ci aveva pensato, ci pensa. Ed è uno spettacolo lontano, quando lo pescava negli occhi dei suoi genitori, in quel modo che avevano di guardarsi da amiconi complici e di giocare con le piccole cose, di stuzzicarsi come bambini che si fanno il solletico, e ridono con la bocca aperta. Quei suoni caldi e avvolgenti, nella bolla leggera della spensieratezza. Non può essere amore quello che ha fatto. Ma l’ha fatto. E doveva farlo, cogliere l’occasione della mezza sbornia, spogliata dalle inibizioni, con i freni allentati e il pudore a zero per l’alcol. Doveva essere normale, come le amiche che ne parlano con gli occhi socchiusi e languidi al solo ricordarlo e descriverlo. No, per lei l’amore non esiste e non esisterà mai. Non è un premio che toccherà a lei, come lo immaginava da bambina, credendo di meritarselo, come tutti i suoi coetanei, i grandi e i vecchi, che camminano mano nella mano, e fanno sesso come possono, con le mani tra le gambe e l’------ piccolo. Lei l’amore lo ha pugnalato alle spalle, dopo averlo respirato in casa. Non le tornerà indietro. Non è giusto, non è corretto. La vita ti punisce se la privi di qualcosa.
L’ --- strappato le procura un senso di stiramento, la ---- è una galleria con le pareti elastiche che si dilatano e spingono ai lati, premono sugli intestini e la vescica. Infila l’accappatoio, si graffia intorno al monte di Venere, stilettate lunghe e profonde. La pelle si apre ma non sanguina. La trapunta è calda e soffice, la tira su fino a lasciare scoperti soltanto gli occhi che ha struccato alla buona, un’insaponata vigorosa, niente latte detergente né tonico, come fanno le ragazze evolute. Spera di addormentarsi presto, prima che arrivi la madre, ma non ci riesce. Poi la sente arrivare, e lei finge di dormire. Entra sulle punte, la bacia sulla fronte, le rimbocca la coperta ed esce com’è entrata. In silenzio, circondata dall’odore buono dell’acqua di colonia che i balli sfrenati e il contatto con gli uomini non hanno cancellato. E lei pensa che niente si possa cancellare, che il passato sia un libro scritto con inchiostro indelebile, che le cose restino dentro sempre, le parole, i gesti, e si sedimentino come le sabbie colorate in un vaso di vetro. Passa dalla veglia al sonno in quello stato di trance sospeso, in cui tutto è senza senso e senza tempo. Come è stata senza senso quella serata in cui il mondo le è piombato addosso con tutto il suo cinismo.


L'autrice
Irene Barbagallo è un’insegnante elementare in pensione dal 2012 e vive a Torino. Ha trascorso la sua infanzia a Caserta e ad Avellino e, in età adolescenziale, si è trasferita con la famiglia di origine nel capoluogo piemontese. Ha frequentato un corso di scrittura creativa presso l’Università Popolare della città in cui risiede ed è attualmente iscritta ai Gruppi di Lettura del Circolo dei Lettori. Ha pubblicato alcune poesie nell’Antologia “Poeti contemporanei” della Casa Editrice Pagine. Il suo romanzo d’esordio, “Il sole scuro”, edito dalla 0111 Edizioni, è stato pubblicato il 27 febbraio 2015 in cartaceo e in ebook. Al termine della sua attività di maestra, praticata per più di quarant’anni, si è dedicata con passione alla scrittura di romanzi. 


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